FRANCO CARLISI

"Javaivoi è un lavoro sulla lontananza. Colmare la distanza dagli altri porta, a volte, ad avvicinare le proprie lontananze. Ho fotografato una piccola comunità multietnica di immigrati a Grangifuni, un posto sperso nelle campagne tra Naro ed Agrigento.

Lì vivono, senza alcuna contraddizione, una diecina di persone tra nordafricani e gente dell’Europa orientale. Ho raccontato la loro sorprendente quotidianità epurata da valenze cronachistiche, di una semplicità assoluta ed estrema e talmente remota e inattuale da sembrare magica. Una magia però che non ha nulla di esoterico e misterioso e che appartiene a tutti: risiede nella capacità di guardare al mondo ordinario e di meravigliarsi. La globalizzazione ci propone il nostro mondo come l’unico possibile al di fuori dal quale non si possa immaginare una migliore esistenza. Javaivoi evoca la nostalgia per un’ipotesi di libertà che ci consente di scegliere tra diversi mondi, tra diversi modi di concepire la nostra esistenza. L’ossessione identitaria contemporanea ha portato a costruire “muri” tra noi e gli “altri”.

Tuttavia, la tendenza a comprimere le persone dentro contenitoridi identità etnici o religiosi porta a falsificare l’esperienza di vita reale, facendoci rimuovere ciò che veramente siamo, cioè individui complessi, variamente dotati di senso di appartenenza e richiami spirituali. Uomini e donne in cui si sono stratificate diverse identità. A Grangifuni, in una terra di nessuno, vivono individui dalle diverse origini che si riconoscono in una sola identità: quella universalmente umana."

Franco Carlisi (Intro al portfolio "Feeling Home")

Anteprima opere

INTRODUZIONE AL PORTFOLIO

Testo di Gigliola Foschi

Franco Carlisi crea immagini che sono un viaggio di avvicinamento verso gli altri, verso la loro vita, le loro emozioni. Fatto di frammenti carichi di momenti intimi e intensi, di sguardi e carezze, il suo modo di narrare è come una poesia in cui ogni immagine diviene un verso capace di dar vita a un piccolo mondo aperto verso l'immaginazione di chi osserva. Protagonisti delle sue immagini sono Anna e Davide e la fatiscente masseria in cui vivono assieme a un marocchino e a un albanese. Isolati in campagna, nei pressi di Agrigento, coltivano la terra e allevano qualche cavallo, qualche gallina, un gallo, due cani, alcune pecore. Anna e Davide conducono una vita certamente dignitosa, fatta di gesti che conoscono ancora il sapore delle cose e della natura, ma è come se su di loro, sulla loro vita di contadini radicati alla terra, fosse caduto una sorta di velo che li abbandona alla marginalità e li rende socialmente invisibili, ininfluenti.

 

Finiti gli anni dell'opposizione tra città e campagna, ora la città ha vinto su tutti i fronti e si è trasformata in una sorta di essere onnivoro che dilaga ovunque, che penetra anche là dove non appare. Così, questo imporsi della città diffusa come nuovo modello unico di vita, finisce per condannare all'abbandono casolari e cascine ormai inutili, riduce la campagna a una sorta di residuo inerte, come sopravvissuto per sbaglio tra capannoni e villaggi outlet, strade e svincoli, villette a schiera e complessi turistici. Una simile avanzata rende Anna e Davide, assieme a molti altri, simili a clandestini "rispetto a una società che confonde il bello con il funzionale, la gioia con il frastuono; dove non si afferma il vero, ma si esalta il verosimile" – come racconta l'autore. I viaggi di Carlisi, verso la masseria in cui loro abitano, nascono quindi dal bisogno di ridare voce, visibilità, a chi vive nell'ombra. E' come se l'autore avvertisse che la loro vita, forse proprio perché marginale, può ricordarci e far riemergere un mondo di valori, emozioni e sentimenti che ci appartiene intimamente, ma che stiamo dimenticando.

 

Un desiderio d'ascolto che riecheggia anche nel titolo della sua opera, cioè Iàvàivòi, dal grido con cui Davide chiama i suoi animali. Ogni suo scatto è un gradino verso il superamento della distanza tra l'io del fotografo e le persone con cui è entrato in relazione.  Carlisi non fotografa infatti per descrivere, ma per superare la barriera che lo divide da quanto sta guardando, per infrangere la superficie della realtà ed entrarci dentro. Notturne, attraversate da bagliori lontani, le sue immagini evocano momenti intimi e situazioni sospese, senza mai raccontarle con esattezza: sfocate, mosse, a volte troppo ravvicinate per poter essere a fuoco. Così le sue immagini riescono come ad accarezzare il tempo, sanno accettare il buio, sanno immergersi in una penombra dove con delicatezza possono scrutare volti, mostrare sentimenti, senza mai arrivare ad esplicitarne il senso. Quella in cui lui si muove è un'oscurità non estetica, non appositamente ricercata per ottenere in modo artificiale un effetto di magia o di mistero. Tutto all'opposto, il buio in cui lui fotografa è quello di una notte che s'impone come inevitabile conseguenza di una necessità di vita. Solo all'imbrunire, infatti, Anna e Davide possono tornare a casa dai campi, così l'autore per incontrarli deve aspettare il calar del sole. Ci accorgiamo che queste immagini intrise d'ombra sottraggono le cose alla visibilità abituale, per ripresentarle segnate da una differenza che le rende al contempo enigmatiche e oniriche, come attraversate da una vita che ci riguarda da vicino ma che non possiamo afferrare, né tanto meno giudicare. Immagini segnate da inquietudini e avvicinamenti, preziose come è preziosa l'esistenza di ognuno di noi.


Biografia

 

Franco Carlisi è nato nel 1963 a Grotte (AG).

 Laureato in Ingegneria Elettrica a Palermo, ha cominciato a dedicarsi alla fotografia nel 1994. In questi anni ha svolto la sua attività fotografica prevalentemente nei paesi del bacino del Mediterraneo e nella sua isola, alternando la necessità della testimonianza all'uso diaristico e introspettivo del mezzo fotografico.

 È interessato alla definizione di nuovi spazi estetici e concettuali evocati tramite la contaminazione dei linguaggi. La continua propensione alla sperimentazione ha condotto la sua ricerca verso approdi innovativi ed espressionistici.

 Dal 2006 dirige la Rivista di immagini e cultura fotografica Gente di Fotografia. Ha al suo attivo numerose mostre personali e collettive. I suoi lavori sono stati esposti in Inghilterra, Francia, Austria, Germania, Russia e Marocco.

 

PRINCIPALI MOSTRE PERSONALI

Umanità, Venezia 2013;

Il Valzer di un giorno, Milazzo (ME) 2013;

Museo d'Arte Contemporanea di Samara (Confederazione russa), 2013;

R-Evolution, Barletta - Rassegna FIOF 2012;

Reloveution, Foiano Fotografia - XIV Rassegna Internazionale di Fotografia, 2012;

Centro per l'Arte Contemporanea Dialog di Novgorod (Russia), 2012;

Primo Biennale Internazionale d'Arte di Casablanca, 2012;

Festival Rovereto Immagini, 2012;

Festival Corigliano Calabro Fotografia, 2012;

Padiglione Italia della 54° Esposizione internazionale d'Arte La Biennale di Venezia, 2011;

Festival Una penisola di luce, Sestri Levante 2011;

Premio Marco Bastianelli, miglior libro fotografico 2011;

 

Festival Europeo, Varese 2010;  Fotofestival, Fabriano 2010;

Fabbriche Chiaramontane, Agrigento 2010;

Festival Rovereto Immagini, 2009;

ManegeMuseum, S. Pietroburgo (Russia) 2009;

Rassegna Approssimazioni, Villanova Monteleone (SS) 2008;

Marghera Fotografia, 2008;

Officine Fotografiche, Roma 2007;

Festival Internazionale di Roma, 2007;

Voci del Sud, 2006. Kontakthof, Catania 2006;

Progetto Fotografia Sicilia, Accademia Abadir 2006;

Fondazione Leonardo Sciascia, 2006;

Roma Rock & Frigo, 2005;

Milano al Cubo, 2005;

Festival Internazionale della Fotografia di Roma, 2004;

Festival Internazionale del Teatro delle Ombre di Poggibonsi, 2004;

Fotoforum, Innsbruck (Austria) 2004;

Palazzo Medici Riccardi, Firenze 2004;

Talent Photo Europe, FNACMontparnasse, Parigi 2003;

Festival des Rencontres d'Arles, Francia 2003;

Galleria Arbeiterfotografie, Colonia (Germania) 2002;

16° Internazionale Photoszene, 2002;

Venezia Immagine, 2002;

Crescendo, Palazzo Massimo, Roma 2002;

S.I.C.O.F., Milano 2001;

Alberobello Fotografia, 2000;

Galleria Arti Visive, Bari 2000;

Galeriedes Arcs, Cortona 2000;

Che vuol dire per sempre? Università di Cambridge (GB) 1999.


PUBBLICAZIONI

2010    "Il valzer di un giorno"

           Polyorama (Modena)

2009    "Riti di passaggio"

           ManegeMuseum di Pietroburgo (RU)

           "Paesaggio in attesa"

           Lussografica (Caltanissetta)

2005    "Iavaivoi"

           Gente di Fotografia (Palermo)

           "Dispersione"

           Amici della Pittura Siciliana dell'Ottocento (Agrigento)

2001    "Crescendo"

           Cameraoscura (Roma)

           "Altari di Sassi"

           Gente di Fotografia (Palermo)

2000    "Leonardo Sciascia e la dimensione della memoria"

           Modia (Caltanissetta)

1999    "Il tumulto del cuore nella luce smarrita"

           Centro Culturale "Pier Paolo Pasolini" (Agrigento)

1998    "Che vuol dire per sempre"

           Artstudio (Agrigento 1998)

1997    "Itinerari fotografici nella Valle dei Templi"

           Pra (Agrigento)

           "Rahal"

           Modia (Caltanissetta)